giovedì 17 dicembre 2015

E’ utile proteggere i bambini già a due mesi dall'epatite B?





Il virus dell’epatite B è estremamente infettivo (100 volte più dell’ HIV). Basta una goccia di sangue in una vasca da bagno piena d’acqua per rendere infettiva tutta l’acqua.

Il virus viene trasmesso soprattutto attraverso il sangue (in un millilitro di sangue si trovano più di 1 miliardo di virioni) o i fluidi corporei (incluse le escrezioni delle ferite, lo sperma, le secrezioni vaginali e, con concentrazioni più basse, la saliva ).

Il sangue e la saliva (anche invisibili) sulle superfici degli oggetti possono rimanere infettivi per almeno 7 giorni. Il virus dell’epatite B è molto resistente ai comuni disinfettanti. Per entrare nell’organismo bastano microlesioni della pelle o delle mucose (questo si chiama infezione parenterale inapparente), ovvero lesioni così piccole che non si notano nemmeno. Nei bambini l’infezione spesso non mostra segni o sintomi.


La trasmissione del virus attraverso rapporti sessuali e lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti è la modalità di contagio più frequente tra gli adolescenti e gli adulti. I bambini invece possono essere infettati, sia durante il parto (molto più raramente già nell’utero) se la madre è sieropositiva che nella prima infanzia se convivono con un portatore sano (molti non sanno di esserlo) o hanno contatti stretti con altri bambini, soprattutto tramite un’infezione parenterale inapparente. I meccanismi precisi della trasmissione da bambino a bambino sono sconosciuti, comunque frequenti contatti interpersonali tra la pelle o le mucose non intatte con secrezioni che contengono sangue, o forse anche saliva, rappresentano la modalità di trasmissione più probabile. Un’altra modalità di trasmissione potrebbe essere quella attraverso oggetti condivisi come guanti per lavaggio, asciugamani, rasoi o spazzolini da denti. (1) (2) (3)

In caso di infezione, il rischio che si cronicizzi è particolarmente alto nei bambini piccoli:

nell’80 - 90% dei lattanti nel primo anno di vita
nel 30 - 50% dei bambini da 1 a 6 anni

Invece negli adulti il rischio di diventare portatori sani è meno del 5%.(4)

La componente dell’epatite B è inserita nell’esavalente, in questo modo viene assicurato che tutti i bambini ricevono questa protezione il primo possibile, togliendo al virus il terreno per nuove infezioni. Anno dopo anno la percentuale di non immuni nella popolazione si riduce sempre di più e alla fine il virus non potrà più circolare.

Il vaccino antiepatite B contiene un solo antigene, prodotto con una tecnica di ingegneria genetica da cellule di lievito ed è estremamente sicuro. Nei bambini piccoli con le 3 dosi del ciclo primario vengono protetti 99 su 100 vaccinati, mentre negli adolescenti o adulti solo il 90 - 95 % diventa immune. (5)

Riporto un esempio di quanto sia concreto (anche se basso) il rischio di infezione per un bambino italiano:

Nel 2010 è stato pubblicato uno studio finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) con cui si controllava la durata della protezione dall’epatite B nei bambini che avevano ricevuto l’esavalente. Allo studio hanno partecipato 1543 bambini italiani, nati tra il 2001 e il 2003 da madri HBsAg-negative. Al momento dello studio erano passate almeno cinque anni dall’ultima dose di esavalente. Ebbene, in tre di loro sono stati trovati anticorpi di un tipo che indica un’infezione, per fortuna nel frattempo risolta. Gli autori scrivono che non è possibile sapere se l’infezione fosse avvenuta prima della prima dose o dopo. Comunque è verosimile che il vaccino li abbia protetti dalla cronicizzazione. Se su circa 1500 bambini vaccinati, in un periodo in cui la circolazione del virus è già bassa rispetto a prima, tre sono stati infettati, probabilmente in assenza della vaccinazione ce ne sarebbero stati più di 3 e magari qualcuno avrebbe anche rischiato di diventare un portatore cronico. Infatti, in Italia, prima dell’introduzione del vaccino, gran parte dei portatori cronici si è infettata durante i primi anni di vita.(6)

Nel 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato a tutti i Paesi l’integrazione della vaccinazione contro l’epatite B nei programmi di vaccinazione dell’infanzia.

Ma già nel Weekly Epidemiological Report n° 3 del 15 gennaio 1988 l’OMS aveva raccomandato la vaccinazione universale contro l’epatite B per tutti i nuovi nati nei paesi che hanno una prevalenza di portatori cronici di più del 2%.

Nel novembre 1988 alcuni deputati hanno presentato alla camera una proposta di legge per rendere il vaccino obbligatorio per tutti i nuovi nati. (7)

Questa legge è stata approvata nel 1991 e si è basata su tanti studi che sono stati fatti nel decennio prima, proprio in Italia e che pongono il nostro paese all’avanguardia nel mondo per quanto concerne la vaccinazione contro l’epatite B. La legge prevedeva anche la vaccinazione nei dodicenni per i primi dodici anni dalla data di applicazione della legge ( 1991 – 2003 ) in modo da ottenere la saldatura immunologica tra i primi bambini vaccinati e gli ultimi dodicenni vaccinati. Successivamente quasi tutti i paesi del mondo hanno fatto la stessa scelta, a seguito delle raccomandazioni ufficiali dell’OMS nel 1992. Al 2013 sono 183 paesi membri che hanno inserito questa vaccinazione e l’81% dei bambini ha ricevuto il ciclo primario.

Per concludere, vaccinare i figli a partire dai due mesi contro l’epatite B con un unico vaccino che li protegge contemporaneamente da altre 5 gravi malattie, significa dargli la maggiore protezione possibile, e non esporli per un tempo indeterminato al rischio di contrarre l’epatite B. Allo stato attuale sappiamo che il vaccino è sicuro ed efficace e protegge per più di 20 anni (ma con ogni probabilità per tutta la vita).


Fonti:

(1)
Red Book, 2006

(2)
Hepatitis B - Position Paper 2009 (WHO)
http://www.who.int/wer/2009/wer8440.pdf?ua=1

(3)
http://www.cdc.gov/hepatitis/HBV/HBVfaq.htm#b1

(4)
Hepatitis B - Factsheet n° 104
http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs204/en/

(5)
Prof. Bartolozzi nel libro “Manuale delle Vaccinazioni” - seconda edizione 2009

(6)
Lancet Infect Dis. 2010 Nov;10(11):755-61.
Hepatitis B immune memory in children primed with hexavalent vaccines and given monovalent boostervaccines: an open-label, randomised, controlled, multicentre study.
Zanetti AR et al.

(7)
http://www.camera.it/_dati/leg10/lavori/stampati/pdf/33980001.pdf

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